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Cosa significa scegliere un partner?



All’interno di una coppia - scrive John Gottman - non tutti i problemi che danno luogo ai conflitti relazionali sono dello stesso tipo: alcuni “problemi” sono risolvibili, altri non lo sono.

Rendersi conto di questa essenziale differenza - egli dice - è già un ottimo inizio per poter vivere un buon rapporto di coppia.

I problemi non risolvibili (vale a dire i problemi che Gottman chiama problemi perpetui) sono quelli che si ripresentano costantemente, sono quelli che non spariscono mai del tutto, perché hanno a che fare con la soggettività stessa della persona che si è scelta come partner.

In sostanza - afferma Gottman, rifacendosi a Dan Wile - “scegliere un partner è scegliere una serie di problemi”.


Pensare di poter risolvere una volta per tutte queste fonti di conflitto equivale a pensare di poter cambiare il proprio partner (così da averlo accanto non per quello che è, ma per quello che vorremmo che fosse).

Tutto ciò - sottolinea Gottman - non solo è irrealizzabile, ma dà luogo anche ad una paralisi relazionale, con una conseguente cascata di emozioni negative.

Quando un problema è perpetuo - egli dice - le coppie, se vogliono vivere felici, non devono porsi l’obiettivo di risolverlo (cosa impossibile); quello che devono fare, invece, è impegnarsi a dialogare bene su quegli aspetti che hanno a che fare con la realtà soggettiva di ciascun partner.

E infatti - sottolinea ancora Gottman - le relazioni che funzionano bene sono proprio quelle nelle quali entrambi i membri della coppia sanno convivere con gli aspetti immutabili dell’altro.


A scanso di equivoci: qui non si sta parlando di accettare violenze o angherie (di nessun tipo).

Qui si sta parlando della capacità di vedere l’altro per quello che è.

Qui si sta parlando di riuscire a vederlo e accoglierlo nella sua autenticità, quale reale elemento di novità rispetto alla nostra storia di vita o ai nostri bisogni (presenti e passati).

In sostanza: evitando di vedere il nostro partner come il riparatore delle nostre ferite passate o il depositario delle nostre proiezioni presenti sarà più facile per noi riconoscerlo e accoglierlo nei suoi aspetti immutabili.

Quando questo accade, la relazione si trasforma: l’innamoramento cede il passo all’amore; la visione del frammento cede il passo alla visione dell’intero.

Tutte queste dinamiche - afferma Gottman - sono facilitate non solo da una buona comunicazione durante il momento del conflitto, ma anche dall’aver costruito nei momenti in cui il conflitto è assente quello che lui chiama un conto corrente emotivo .

Con questa espressione egli intende un fondo emotivo al quale attingere nei momenti di difficoltà.

Fra le altre cose, questo fondo è fatto dalle esperienze di apprezzamento reciproco, di empatia, di vicinanza, di conoscenza profonda dell’altro.

Si dice che le amicizie vadano coltivate.

Io credo che si possa dire altrettanto per tutte le relazioni (comprese quelle di coppia).

Così come si fa con i terreni e con le piante, se vogliamo relazioni buone e sane, dobbiamo coltivarle; vale a dire: dobbiamo metterci cura, dedizione, attenzione e pazienza.

Solo così possiamo raccoglierne davvero i frutti.

Eppure ci sono tante cose che spesso vengono date per scontate o di cui non ci curiamo a sufficienza.

Ad esempio, tornando al conto corrente emotivo di cui parla Gottman (e nello specifico all’aspetto della conoscenza profonda): sappiamo davvero quali sono le aspirazioni più profonde del nostro partner? Conosciamo quali sono i suoi sogni più intimi? Sappiamo quali sono le cose che gli fanno davvero battere il cuore?

E lui sa tutte queste cose di noi?

Se hai piacere di approfondire questi argomenti ti segnalo questo testo: J. & J. Gottman, La scienza della terapia di coppia e della famiglia.

Un saluto e a presto


Pubblicato il 17/12/2021 - Photo by Benoit Gauzere on Unsplash

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