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muoniguido

Tutto scorre



Leggendo questa bella frase di Soren Kierkegaard mi sono tornate alla mente le altrettanto stimolanti e belle riflessioni che Giovanni Salonia fa a proposito di spontaneità e autonomia sul terzo numero della rivista gtk (dicembre 2012).


“La spontaneità, per essere genuina, deve incarnarsi nell’autonomia, come l’autonomia deve emergere dalla spontaneità”, scrive Salonia; sottolineando con ciò che il modo in cui autonomamente ci comportiamo (quando si tratta di un modo realmente autonomo) corrisponde proprio a quel modo di comportarci che è autenticamente nostro.

Tale specifico modo di essere al mondo - egli dice, rifacendosi a quello che viene considerato il testo fondativo della Psicoterapia della Gestalt* - è proprio il nostro in quanto promana da qualcosa che ci appartiene, intendendo con tale possesso il fondo costituito dalle esperienze che abbiamo pienamente vissuto e assimilato.


Il fatto che questo fondo esperienziale sia qualcosa di nostro (essendo costituito - come abbiamo detto - da tutto ciò che abbiamo già sperimentato e già raggiunto) è in effetti la condizione in virtù della quale noi ne possiamo spontaneamente disporre orientandoci intenzionalmente verso l’ambiente; questo è il modo in cui determiniamo autonomamente il nostro modo di essere nel mondo.


Spontaneità e autonomia - come si può notare - pur essendo distinte, sono due cose intimamente intrecciate.

Sono tanto connesse l’una all’altra che si può perfino correre il rischio di arrivare a confonderle, ma - precisa Salonia - proprio in quanto distinte, come tali vanno considerate.


Ricapitolando: possiamo essere spontanei solo sulla base di quanto la nostra autonomia ci consente e, al tempo stesso, possiamo essere autonomi solo in quanto, sulla base della spontaneità di cui disponiamo, abbiamo costruito i nostri possessi (per come sono stati definiti), possessi a cui liberamente accediamo nel co-costruire con l’ambiente la nostra esperienza.


Leggendo queste parole qualcuno, forse, potrebbe domandarsi a questo punto se nel farsi dell’esperienza venga prima la spontaneità o l’autonomia.


E così, ancora una volta, ci troviamo di fronte all’annoso problema del cominciamento, che nelle sue diverse forme ha variamente occupato il pensiero umano.


Essendo sicuri del fatto che non sarà in questo breve articolo che se ne potrà venire a capo, limitiamoci ad osservare che le due cose (spontaneità e autonomia) vanno di pari passo e che - come già evidenziato da Salonia - “La spontaneità, per essere genuina, deve incarnarsi nell’autonomia, come l’autonomia deve emergere dalla spontaneità”.


A me pare che questo significhi contemporaneamente due cose: che il nostro passato è presente in ogni nostro presente, e che, in ogni nostro presente - in qualche modo - possiamo aggiornare (per certi versi direi riscrivere) il nostro passato e i nostri possessi.


Quanto appena esposto mi riporta all’immagine che accompagna questo articolo, e per associazione mi tornano alla mente le parole di un altro grande del passato (Eraclito) il quale affermava che è impossibile bagnarsi due volte nell’acqua dello stesso fiume, perché ogni volta (sia noi che il fiume) non siamo più gli stessi di prima.


Tali parole mi inducono a pensare che il nostro passato (qualunque esso sia) certamente ha la sua importanza e che certamente orienta (anche fortemente) le nostre esistenze, ma - e questo è l’aspetto più significativo - non le determina in senso assoluto (né in bene né in male).


Attraversare e superare certe esperienza della vita (soprattutto quelle più dolorose) non è semplice né immediato, ma il dinamismo della spontaneità e dell’autonomia è costantemente all’opera e - opportunamente alimentato - può dar luogo a quello che potremmo chiamare un fuoco creativo.


Forgiandola con questo fuoco - dicevo - creativamente abbiamo modo di rinnovare la nostra esperienza (anche quella più dolorosa) aprendola così ancora una volta alla novità e alla vita in essa contenuta.


* Teoria e pratica della terapia della Gestalt. Vitalità e accrescimento della personalità umana, di F. Perls, R. F. Hefferline e P. Goodman





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