La Psicoterapia della Gestalt, come ho avuto modo di sottolineare più volte all’interno di questo blog, si muove all’interno di una prospettiva di campo (con questo termine - ti ricordo - viene intesa l’integrazione indissolubile fra l’organismo e il suo ambiente nello svolgimento di ogni funzione vitale).
Muoversi all’interno di una prospettiva siffatta significa, per usare le parole di Gianni Francesetti, considerare il processo terapeutico non solo “co-creato dal paziente e dal terapeuta, ma anche dalla situazione che - in fondo e in modo circolare - crea entrambi” (la citazione è tratta da Fondamenti di Psicopatologia fenomenologico-gestaltica: un’introduzione leggera).
Tale lettura fenomenologica del processo terapeutico considera sia il terapeuta sia il paziente come emergenti da un fondo indifferenziato.
La matrice primigenia, origine e sorgente di tale emergenza, non è altro che il campo, ossia (questa volta mi rifaccio ad una definizione di Sergio La Rosa) tutto ciò che è e tutto ciò che non è, insieme, in una data situazione.
Pensando a quanto fin qui esposto a proposito della prospettiva di campo e al processo terapeutico nel suo aspetto di co-creazione dell’esperienza, mi sono tornate alla mente le considerazioni di Douglas R. Hofstadter riguardo ad un’opera di Maurits Cornelis Escher: Mani che disegnano.
Nell’opera di Escher (alla quale si ispira l’immagine collegata all’articolo: l’originale la trovi sul web e, se ancora non lo hai fatto, ti consiglio di guardarla perché è proprio bella) si vedono - dicevo - due mani nell’atto di disegnarsi reciprocamente.
Questo particolare condizione mi ha ricordato, in qualche modo, il processo terapeutico nel suo aspetto di co-creazione dell’esperienza, aspetto in virtù del quale, entrambi (sia il paziente sia il terapeuta) risultano trasformati e arricchiti dal processo stesso.
Così come l’immagine di Escher rimarrebbe paradossale, se non si tenesse conto dell’elemento non visibile eppure concretamente presente nell’opera, allo stesso modo - ritengo - rimarrebbe in una condizione paradossale anche l’esperienza terapeutica, se non si tenesse conto dell’elemento non visibile eppure concretamente presente operante al suo interno.
Quando mi riferisco alla condizione paradossale lo faccio considerando il suo aspetto di indecidibilità logica, la cui natura preclude la possibilità di generare significato.
Il paradosso ha, però, anche una capacità creativa, un suo lato luminoso, potremmo dire e, proprio in virtù di quest’ultimo, in date condizioni, esso è in grado di generare nuovi significati.
Nel momento in cui si prende consapevolezza dell’elemento non visibile eppure concretamente presente contenuto sia nell’immagine sia nel processo terapeutico, gli aspetti paradossali in essi contenuti (pur rimanendo paradossali) si rivelano nel loro lato luminoso.
Quali sono dunque questi elementi nascosti?
Alle due mani rappresentate nell’opera (come suggerisce Hofstadter) va aggiunta una terza mano invisibile: quella di Escher, cioè quella che concretamente le ha disegnate.
Prendendo liberamente spunto dalla definizione di campo proposta da La Rosa (Il campo è, insieme, tutto ciò che è e tutto ciò che non è in una data situazione), io credo che - così come è stato per la mano di Escher - anche in riferimento al processo terapeutico (per poter spalancare le dimensioni del significato in esso contenute) si possa dire utilmente che vada aggiunta una terza mano invisibile: il campo, ossia la matrice primigenia dalla quale sono emersi sia il terapeuta che il paziente.
Se hai piacere di approfondire la conoscenza riguardo al modello terapeutico della Gestalt, ti segnalo quello che è considerato il suo testo fondativo: La terapia della Gestalt. Vitalità e accrescimento nella persona umana, di Perls, Hefferline e Goodman.
Con questo ti saluto e ti auguro una buona lettura (qualora decida approfondire l’argomento).
Nota:
Il campo è, insieme, tutto ciò che è e tutto ciò che non è in una data situazione. Questa definizione è stata utilizzata da La Rosa durante un Seminario internazionale organizzato da SINAPSI (Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della Gestalt).
Pubblicato il 09/11/2021
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