Ti sarà capitato di esprimere un'idea e vederla accolta, così come ti sarà capitato di doverla difendere strenuamente dagli attacchi di chi non la pensava come te.
Succede. Ti sarà anche capitato di assistere a fenomeni simili che vedevano, però, altre persone impegnate nel tentativo di veder riconosciute le proprie idee.
Mentre tutte queste cose accadevano (e accadono) molto probabilmente avevi consapevolezza solo di una minima parte dei tanti elementi coinvolti nel processo in atto.
Ampliare la consapevolezza degli elementi presenti in tutti gli atti comunicativi, non solo ti aiuterà ad avere una comunicazione più efficace, ma avrà anche un impatto sulla società, tanto maggiore quanto tu sarai capace di scegliere le parole che usi, consapevole delle implicazioni e, soprattutto, delle idee implicite che esse si portano dietro.
Fare questo significa essere consapevole delle cornici di significato all'interno delle quali stai collocando i contenuti di cui vuoi parlare.
A seconda della cornice che utilizzi, gli effetti cambiano radicalmente, pur trattando dello stesso contenuto, indipendentemente dalle buone intenzioni che puoi avere mentre comunichi o ti confronti su qualcosa.
Di questo tratta l'interessantissimo libro di George Lakoff, Non pensare all'elefante.
Lakoff è un linguista e uno scienziato cognitivo.
Nel testo di cui ti parlo egli introduce il tema delle cornici semantiche, nelle quali, come si è detto, collochiamo i contenuti dei nostri discorsi, sottolineando che "possiamo comprendere solo ciò che il nostro cervello ci permette di comprendere".
Il motivo alla base di questa affermazione è il seguente: ogni pensiero che esiste nella nostra mente esiste unicamente grazie al fatto che delle connessioni neurali si realizzano all'interno del nostro cervello; se quelle connessioni non si realizzano, quel pensiero, semplicemente, non si forma, e la comprensione di un dato contenuto ci è preclusa.
Immediatamente collegata a questa realtà biologica ve n'è un'altra, che ha enormi ripercussioni sulla nostra vita, sulle nostre convinzioni morali e sulle nostre azioni: più una connessione neurale viene attivata, più essa si rinforza; più si rinforza, più si attiva automaticamente, accrescendo la sua capacità di inibire altre connessioni in competizione con essa.
Tutte le credenze e le convinzioni che hai si sono formate in questo modo, per mezzo di processi neurali che hanno dato luogo a connessioni e ne hanno via via inibito delle altre.
Tutto ciò avviene al di sotto del tuo livello di coscienza, e, come puoi intuire, questo fa sì che il tuo comportamento sia influenzato da credenze che sono per gran parte inconsce.
Questo avviene perché molte delle credenze che hai rifiutato o accettato non le hai rifiutate o accettate volontariamente: la scelta, se così possiamo dire, è semplicemente una conseguenza dei rapporti di forza esistenti fra le connessioni neurali presenti nel tuo cervello.
Forse, a questo punto, ti starai chiedendo se è possibile avere una maggiore scelta su ciò che pensi e che credi.
Un modo esiste: possiamo comprendere e indirizzare utilmente questo sostrato biologico delle nostre credenze. Come? Rivolgendo la nostra attenzione al suo corrispettivo mentale.
Lakoff individua questo corrispettivo nelle cornici semantiche.
Queste ultime sono le strutture mentali con le quali diamo forma ai contenuti del nostro pensiero, li indirizziamo in un verso piuttosto che in un altro, stabiliamo i nostri obiettivi, giudichiamo gli esiti delle nostre azioni, e così via.
Le cornici non sono direttamente osservabili, ma puoi ricostruirle osservando le reti semantiche che costituiscono l'intreccio dei pensieri che fai, per mezzo delle parole che usi.
Fra breve ti presenterò qualche esempio che renderà ancora più chiaro quello di cui stiamo parlando, ma prima è importante che consideri un altro fenomeno strettamente collegato con tutto questo: la riflessività.
La tua comprensione del mondo è essa stessa una parte fisica del mondo, in quanto esiste fisicamente nella forma di precise connessioni neurali, che ti permettono di comprendere o non comprendere qualcosa.
Qui il processo va dal livello biologico a quello concettuale.
Al tempo stesso, l'azione mentale con la quale incornici i contenuti dei tuoi pensieri dà una forma specifica al mondo (le tue connessioni neurali).
Questo significa che le cornici che utilizzi possono rinforzare quelle che già possiedi o possono crearne di nuove, e possono farlo anche in chi ti ascolta.
Qui il processo va dal livello concettuale a quello biologico.
Siamo di fronte ad un fenomeno riflessivo, ad una causalità di tipo circolare.
Tieni presente che la cornice che utilizzi rappresenta lo sfondo valoriale all'interno del quale si stagliano i contenuti dei tuoi discorsi.
Se accetti di comunicare all'interno di una data cornice (e le parole che scegli di usare evocano specifiche cornici), automaticamente, stai accettando lo sfondo valoriale di quella cornice, anche quando lo vuoi negare.
"Non pensare all'elefante"! Ci sei riuscito?
Con le cornici funziona allo stesso modo, e ogni volta che ne usi una, automaticamente, rinforzi una realtà fisica all'interno del tuo cervello, e, come ora sai, questo condiziona cosa puoi pensare e cosa no, cosa puoi sentire e cosa no.
Veniamo adesso agli esempi che ti ho promesso.
Uno di questi è riportato dallo stesso Lakoff, il quale evidenzia come George W. Bush appena eletto alla Casa Bianca iniziò ad utilizzare nei suoi discorsi pubblici questa espressione: "tax relief" (sollievo fiscale), a cui i media diedero ampia risonanza.
Rispetto a quanto detto fino a questo punto, considera quanto segue: l'espressione "relief" (sollievo) accostata alla parola "tassa" ha incorniciato la questione della tassazione all'interno di uno sfondo semantico con un ben preciso sistema valoriale, un sistema di valori all'interno del quale le tasse sono considerate un male che deve essere estirpato, così da ottenere un sollievo.
Oggi, come allora, se qualcuno accettasse di confrontarsi sul tema tassazione utilizzando quella stessa cornice semantica, anche qualora avesse valori opposti a quelli in essa contenuti, e, pertanto, considerasse le tasse un bene comune, di fatto, parlando di "sollievo fiscale", non farebbe altro che rinforzare quelle stesse idee che vorrebbe contrastare.
Perché? Perché continuando ad utilizzare quelle parole continuerebbe a rinforzare la realtà neurale (e dunque anche sociale) di quegli stessi concetti (le tasse sono un male).
E' lo stesso che succederebbe se ti impegnassi con tutte le tue forze ad "argomentare contro l'elefante", a pensare che non esista o che non debba esistere: ogni pensiero che fai a riguardo aumenta le connessioni neurali che fanno da sostrato a quel concetto, con il risultato che per te sarà molto più semplice pensare ad un elefante rispetto ad un altro animale.
Su questa scia, considera due esempi italiani: l'espressione "Reddito di inclusione" e quella di "Reddito di cittadinanza".
Nel primo caso, inserendo il concetto di reddito all'interno della cornice semantica "inclusione", deriva quanto segue: da una parte c'è qualcuno che è escluso, dall'altra c'è qualcuno che, per includere l'escluso, gli riconosce un reddito.
Nel secondo caso, collegando il concetto di reddito a quello di cittadinanza, emerge che un soggetto, il cittadino, proprio in quanto cittadino, è titolare di un diritto (quello di avere un reddito).
Anche in questi due casi, come puoi vedere, le cornici scelte rimandano a sfondi valoriali differenti.
Le cornici semantiche sono ovunque.
Ti offro un altro esempio riportato da Lakoff: puoi parlare di "matrimoni fra omosessuali", e con ciò accogliere la cornice che lega insieme matrimonio e sessualità, concentrando in questo modo la questione sopratutto sul comportamento sessuale, oppure, puoi parlare di matrimonio in termini di amore, impegno e condivisione, aspetti che riguardano il matrimonio indipendentemente dai comportamenti sessuali; in questo modo parli di una condizione che riguarda tutti, una condizione rispetto alla quale tutti sono uguali, e perciò devono avere gli stessi diritti e gli stessi doveri.
In sostanza, accettando una cornice accetti di trattare la questione in un modo in cui è predominante un determinato valore; utilizzando un'altra cornice, tratti la questione in un modo in cui gli aspetti predominanti sono altri.
Te lo ripeto: le cornici semantiche sono ovunque.
Puoi parlare di razzismo e di violenza contro le donne (magari mostrando immagini di donne che portano sul viso i segni della violenza subita), oppure puoi parlare e impegnarti per la fratellanza, l'amore e il rispetto reciproco fra i popoli e i generi.
Ti ricordo che qui non stiamo argomentando sui contenuti.
Qui stiamo parlando esclusivamente del processo comunicativo, del modo in cui esprimi i tuoi pensieri e le tue convinzioni, e degli effetti che ottieni.
Pertanto, se vuoi che la tua comunicazione sia davvero efficace ed abbia l'impatto sociale che desideri (soprattutto sul lungo periodo), prima di iniziare a parlare con qualcuno, assicurati di aver ben presente quali sono quei valori fondamentali che colleghi alla tua identità personale.
Successivamente, verifica quale cornice semantica viene utilizzata dal tuo interlocutore e assicurati che sia compatibile con i tuoi valori: se lo è utilizzala, se non lo è usane un'altra che lo sia.
Usa parole che evochino la cornice semantica che combacia maggiormente con i valori in cui credi, diversamente, indipendentemente dalle tue intenzioni, finirai per darti la zappa sui piedi.
Il punto non è non poter utilizzare una parola (o un'immagine), ma scegliere consapevolmente le parole (o le immagini) che usi.
Se su cento parole che usi, ad esempio, ottanta sono incompatibili con il tuo sistema valoriale, è il caso che inizi a usare parole differenti.
Se la cosa ti viene difficile, chiediti chi ha interesse a che tu continui ad usare quel tipo di parole, perché, al di là delle intenzioni, conta certamente quello che dici, ma conta ancora di più come lo dici.
Pubblicato il 10/07/2019 - Photo by atwena Goodman on Unsplash
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