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Avere tutto sotto controllo: un bisogno che si paga a caro prezzo

muoniguido

Aggiornamento: 13 giu 2022



A volte il bisogno di tenere le cose sotto controllo è così forte che si può arrivare anche a pagare un conto molto salato pur di conservare questa illusione (perché di illusione si tratta).


Non è certo qualcosa che uno fa coscientemente o di proposito, spesso però (pur senza saperlo) uno dei modi con cui paghiamo il nostro perseverare in questa illusione di controllo è rappresentato dai sensi di colpa con i quali tormentiamo noi stessi per delle responsabilità che nella realtà non ci sono.


Se mai ce ne fosse bisogno, sottolineo che tutto ciò attiene alla colpa nel suo aspetto nevrotico, non riguarda certo il sentimento che si prova di fronte ad una responsabilità nei confronti della quale esistono collegamenti reali.


Il senso di colpa inteso come prezzo da pagare - dicevo - è il peso che alle volte si è disposti a sopportare pur di conservare una qualche illusione di controllo di fronte all’imprevedibilità e alla precarietà dell’esistenza.


Il pensiero sotteso a tale illusione è il seguente: se io ho sbagliato, allora la vita non è totalmente incontrollabile; se io non avessi commesso quell’errore, le cose sarebbero potute andare diversamente; se io non avessi sbagliato, avrei potuto controllare la vita.


In situazioni di questo tipo, parte degli interventi terapeutici sono rivolti a ripristinare un’adeguata distinzione fra ciò che è realmente in nostro potere e ciò che non lo è.

A questo tipo di interventi ne vanno affiancati altri rivolti a sostenere la persona nella sua capacità di vivere pienamente la propria esistenza pur di fronte ad una vita che per sua natura presenta aspetti di imprevedibilità e di precarietà.


In quest’ultimo aspetto gioca un ruolo essenziale l’elemento relazionale: il punto non è controllare la vita, ma vivere appieno l’esperienza del sentirsi insieme ai propri altri significativi (cioè non sentirsi da soli) di fronte a ciò che sfugge al proprio controllo.


Se vuoi approfondire questo tipo di argomenti ti segnalo un testo di Gianni Francesetti: Obsessive-compulsive experiences: a Gestalt therapy perspective.


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